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Aifa e Ministero della Salute vanno contro la terapia domiciliare Covid



E’ ormai acclarato che la malattia da Covid va affrontata a “muso duro” sin dai primi sintomi, e comunque entro le prime 72 ore, con un’adeguata terapia per evitare che degeneri in patologia ben più grave. Per questo motivo, su istanza cautelare del Comitato Cura Domiciliare Covid-19, lo scorso 7 marzo, il Tar del Lazio ha disposto la sospensione del protocollo emanato da Aifa (Agenzia Italiana del farmaco) e dal Ministero della Salute che prevede “Tachipirina, riposo e vigile attesa”. Una linea guida nazionale di fatto superata dal lavoro domiciliare di medici e operatori sanitari che hanno appurato che la malattia da Covid si può curare benissimo a casa. L’importante è agire il prima possibile. Basti pensare che il Comitato Cura Domiciliare, diversi giorni fa, ha presentato il proprio lavoro in un’aula del Senato chiedendo di impegnare il Governo a istituire quanto prima un tavolo di lavoro affinché si possa arrivare ad una linea guida nazionale per la cura a domicilio del Covid. Ebbene, secondo i medici del Comitato, su 10 mila pazienti trattati a domicilio, gratuitamente e con il lavoro volontario di medici e altri operatori sanitari, soltanto 4 hanno dovuto ricorrere al ricovero ospedaliero; tutti gli altri sono guariti. Numeri che meritano attenzione e che vanno supportati.

Il “famoso” protocollo “Tachipirina e vigile attesa”, a detta di tanti medici che operano sul campo con coscienza, rischia di generare un “buco” temporale pericoloso nel quale la malattia può iniziare a creare danni seri all’organismo.

A fronte di tutto ciò, lascia basiti il comportamento di Aifa e Ministero della Salute che hanno fatto immediatamente ricorso contro la sospensiva del Tar del Lazio . In poche parole, il modo di agire dei due enti va palesemente contro la cura domiciliare della malattia da Covid. E francamente non se ne capiscono i motivi.

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