di Claudia Crocchianti - Il teatro sembra un mondo dimenticato in questa fase di emergenza coronavirus. L’attenzione dell’opinione pubblica e del Governo sembra essere per tutte le categorie - parrucchieri e centri estetici a parte - ma del teatro non c’è traccia. Eppure è un settore sul quale vivono decine e decine di migliaia di famiglie.
In tal senso abbiamo intervistato Elvira Frosini, originaria di Tivoli, che fa parte della compagnia Frosini-Timpano, fondata nel 2008.
Ricordiamo ancora il vostro spettacolo emozionante “Gli sposi” che si svolse al teatrino comunale di Tivoli. Il teatro manca a tutti e tu come stai vivendo questo periodo ?
“Il momento è difficile, indubbiamente, per noi che lavoriamo nel teatro lo è doppiamente, perché siamo stati i primi a fermarsi, ad annullare le date, a fermare le produzioni, e al momento non abbiamo ancora notizie certe su quando e come potremo ripartire. Mancano ancora indicazioni certe. Stiamo fermi, noi, ormai da due mesi e mezzo, e forse lo saremo per almeno un altro mese. Dal punto di vista generale stiamo vivendo questo periodo come tutti, chiusi in casa, cercando di lavorare per quello che possiamo, scrivendo, sentendo i colleghi, cercando di capire se possiamo fare progetti per questa fase di passaggio. Dal punto di vista economico è davvero una situazione preoccupante, perché per chi lavora nello spettacolo non ci sono ammortizzatori specifici che tengano conto del tipo di lavoro che facciamo, che è un lavoro intermittente, ma anche un lavoro continuo dal punto di vota creativo. Noi lavoriamo sempre, il teatro coincide in qualche modo con la nostra vita, si lavora, si pensa si riflette, si scrive sempre. Andrebbe riconosciuta la specificità del lavoro artistico e prese una volta per tutte delle misure ad hoc per gli artisti, per sostenere il lavoro di creazione. Nella fase di transizione che attraverseremo ci sarebbe bisogno di un piano straordinario per sostenere la creazione, in attesa di poter tornare dal vivo.Abbiamo anche scritto degli articoli come questo, per rompere il silenzio, ci chiedono interviste e interventi, stiamo partecipando a riunioni plenarie online del teatro contemporaneo, insomma si cerca di organizzarsi e di pensare, e chiedere importanti interventi al nostro referente, il ministro Franceschini, che devo dire è stato ancora tiepido e lento, e per nulla incisivo per il momento. Fra le altre cose l'Istituto Italiano di Cultura di Parigi ci ha accolto nella sua programmazione online #IICChezVous teatro per due settimane, fino al 30 aprile, con il nostro spettacolo ‘Acqua di colonia’. E per il mese di maggio, sempre con ‘Acqua di colonia’, saremo nella programmazione dell'Istituto Italiano di Cultura di Melbourne. In questo periodo, tra l'altro, abbiamo fatto due piccole cose di nostra iniziativa: la prima è un sforzo simbolico di testimonianza e di riepilogo della storia invisibile del teatro contemporaneo degli ultimi 20 anni, il progetto #Indifferita, che consiste nella segnalazione sui social di uno spettacolo al giorno in video, articolato in una specie di 'programmazione', annunciata settimanalmente e riepilogata in una playlist complessiva la domenica, che si appoggia interamente su video già caricati on line dalle stesse compagnie sulle varie piattaforme. Tutto lavoro gratis, che non dovremmo fare noi ma il servizio pubblico, i canali Rai, specie Rai5, Raiplay o direttamente il Ministero, sia per documentazione, sia per far conoscere il teatro al pubblico, sia per far circolare delle economie in un settore che dal vivo è in coma per decreto.
Siamo alla nona settimana con questo progetto, e credo che lo chiuderemo con la decima. La seconda cosa si chiama #Teatroatradimento e consiste nell'invio di un nostro breve pezzo di teatro in audio registrato apposta per whatsapp e travestito da messaggio vocale: ne mandiamo uno a settimana a circa un migliaio di persone ed è anche l'occasione per scambiare a latere qualche parola e mantenere un po' di relazione e comunità intorno al senso del teatro. In questo secondo progetto, anche questo ahimè gratuito, stiamo utilizzando solo nostri lavori. C'è comunque un certo seguito e consenso intorno a questi due progetti, e anche una solidarietà da parte del pubblico che ci sembra importante e a volte ci commuove”
Come vi state organizzando per quando si ricomincerà?
“Sì, cerchiamo di organizzarci, ma la cosa è tutta molto incerta e non ci sono ancora indicazioni di tempi e modi. Noi stiamo scrivendo, preparando nuove cose, ci sentiamo online con i nostri collaboratori, stiamo facendo del lavoro di preparazione per il nostro nuovo spettacolo ‘Ottantanove’, in cui sarà in scena con noi Marco Cavalcoli, prodotto dal Teatro Metastasio di Prato, che dovrebbe debuttare in autunno al Romaeuropa Festival in collaborazione con il Teatro di Roma. In questo mese sono previste le prove, ma ancora non sappiamo come potremmo farle. Nel frattempo cominciamo a lavorare un po' online. Anche con l'insegnamento siamo fermi, avevamo un laboratorio a marzo ed uno a maggio. Per il momento credo che cercheremo di fare dei laboratori online, che non sono la stessa cosa che dal vivo, ma in ogni caso cercheremo di esplorare questo strumento, che è un palliativo, ma è l'unico che abbiamo adesso. Stiamo anche proseguendo online il lavoro di ricerca con un gruppo di giovani allievi residenti nel nostro spazio, lo Spazio Cataclisma, che si trova a Roma, al Pigneto. Il gruppo si chiama Katapalestra e già da un anno ha una residenza nello spazio, una casa in cui allenarsi, fare ricerca e cominciare a produrre dei lavori. Speriamo di presentare entro il prossimo anno anche i lavori del gruppo. Il contatto diretto è indispensabile per il lavoro che facciamo, e in attesa di tornarci riflettiamo su molte cose, sulla mancanza del corpo e la sua digitalizzazione, sull'assenza e nel contempo la centralità del corpo. Si possono fare anche molte cose in mancanza del contatto diretto, creazioni digitali, e lo stiamo anche facendo, ma sono certamente altro, altre creazioni, che vanno anche bene per il momento di passaggio ma andrebbero pagate e sostenute. Gli artisti non possono e non devono lavorare gratuitamente. E il teatro è dal vivo e sarà molto importante tornarci”. Secondo te il Governo sta agendo nella maniera giusta?
“Bisogna considerare che questa situazione, dal punto di vista sanitario, organizzativo ed economico, è inedita e non era e non è facile trovare la strada e le soluzioni, quindi il Governo ha fatto quello che poteva, ha cercato una strada e l'ha presa. Non mi pare ci fossero altre soluzioni praticabili e alternative in campo. Quindi dal punto di vista pragmatico direi che sta facendo il possibile. Certo, si possono criticare molte cose, vedi ad esempio quello che ho appena detto dei provvedimenti riguardo al teatro, che mancano e non sono sufficienti. Ci sarà bisogno di correggere il tiro su molte cose, di cittadinanza attiva e consapevole, di attenzione a molte cose, e di tornare ad avere tutti i nostri diritti costituzionali, libertà di spostamento, riunione, eccetera, appena sarà passata la bufera. Il Governo sta poi affrontando una importante battaglia in Europa, una battaglia che deciderà il nostro futuro, di noi tutti, ed in questa battaglia cruciale va sostenuto in pieno, tutti insieme”.
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