di Maddalena Carlino
C'è una favola che prende vita ogni anno tra le vie e le piazze di Perugia, una favola musicale chiamata Umbria Jazz Festival. Questo evento non è solo un incontro di talenti, ma un'esperienza magica che trasforma la città in un vibrante villaggio globale della musica. Quest'anno, tra i protagonisti di questa favola, c'è anche Marco Biaggioli, batterista e docente tiburtino, artista di altissimo livello il cui percorso si è intrecciato con le note di grandi collaborazioni e progetti innovativi.
“Sapere di far parte del cast artistico di una manifestazione come Umbria Jazz, giunta alla sua 51ª edizione, carica di grandi aspettative e responsabilità qualsiasi artista, anche i più navigati. Umbria Jazz è una vetrina unica – racconta Biaggioli – si tratta di una realtà molto seguita sia dal pubblico che dagli addetti ai lavori. Il festival ha celebrato quest'anno un’edizione da record con oltre 42mila biglietti venduti e un incasso di 2,4 milioni di euro, confermando il suo ruolo di punta nel panorama musicale internazionale”.
Come ti sei sentito a far parte di un evento di tale portata?
"Ogni artista che partecipa ad un evento di questa importanza sente una grande responsabilità ma Umbria Jazz rappresenta anche una opportunità per conoscere altri importanti musicisti, suonare con loro nelle jam session, scambiare idee e visioni che ti arricchiscono musicalmente. L'atmosfera del festival è qualcosa di magico, con un mix di festa e musica ad alta intensità che riempie le vie e le piazze di Perugia”.
La tua carriera è ricca di collaborazioni importanti. Potresti parlarci della tua esperienza con Ennio Morricone e altre collaborazioni significative?
"Collaborare con Ennio Morricone per la colonna sonora del film ‘La leggenda del pianista sull’oceano’ è stata una delle esperienze più emozionanti della mia carriera. Morricone era un genio e lavorare con lui è stato incredibilmente formativo. Ho anche avuto la fortuna di lavorare con il regista teatrale Maurizio Scaparro su diverse produzioni e di firmare e arrangiare il brano ‘Chiamami ora’ con Toto Cutugno, interpretato da Leonardo De Andreis”.
Parliamo della tua collaborazione con gli Sticky Bones e della tua passione per il washboard. Come è iniziata questa avventura?
"Gli Sticky Bones sono una formazione che si ispira a vari stili come Race Music, Classic Blues, American Roots, e Vaudeville. Suoniamo un sound ruvido e autentico, proprio come quello che si poteva sentire nelle barrel house e negli spettacoli di Vaudeville degli anni '20 e '30. Ho iniziato a suonare il washboard, uno strumento tradizionale americano, per riportare quel suono unico e vintage che caratterizza il nostro repertorio”.
Gli Sticky Bones hanno una storia particolare con Umbria Jazz . Puoi raccontarci di più?
"Certamente! Hanno iniziato come artisti di strada a Perugia durante il Festival, poi nel 2016 sono stati chiamati dal direttore artistico Carlo Pagnotta a entrare nel cartellone ufficiale di Umbria Jazz. Una vera e propria favola musicale. Quest'anno hanno deciso di portare sul palco il washboard, uno strumento che ha una storia affascinante e che offre sonorità molto suggestive. Ed è lì che sono entrato in gioco io”.
Il washboard è uno strumento particolare e forse poco conosciuto. Ci puoi spiegare di più sul suo utilizzo e la sua storia?
"Il washboard, nasce come uno strumento di uso quotidiano. Gli afroamericani, privi di grandi risorse, iniziarono a usarlo come strumento a percussione, creando ritmi e sonorità uniche. Si suona strofinando le dita con ditali metallici, e produce un suono caratteristico che richiama le origini del blues e del jazz e non solo: basta pensare che John Lennon, prima di approdare ai Beatles, faceva parte di una band, The Quarrymen, che suonava musica skiffle e aveva in organico il washboard”.
Cosa rende l’Umbria Jazz Festival così speciale per te?
"La grande intuizione del direttore artistico Carlo Pagnotta è stata quella di proporre non solo il jazz, ma anche qualcosa che andasse oltre. Umbria Jazz è un terreno di contaminazione musicale, dove gli artisti si incontrano, suonano insieme, scambiano idee e iniziano nuove collaborazioni e amicizie. È un’esperienza unica che crea un villaggio globale della musica”.
Hai un sogno legato alla tua città, Tivoli?
"Sì, sogno di portare una manifestazione musicale simile a Tivoli. Naturalmente, adattata alle caratteristiche della nostra città. Penso che possa essere un'esperienza importante per le persone, offrendo un’opportunità di vivere la musica in modo intenso e coinvolgente, proprio come avviene a Umbria Jazz”.
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