Il sindaco Giuseppe Proietti e l’amministrazione comunale di Tivoli esprimono assoluta e determinata contrarietà alla realizzazione di una discarica a porta Neola di Corcolle, lungo il “vallone dell’Acqua rossa”, nel Comune di Roma, ma a due chilometri dalla villa dell’imperatore Adriano, uno dei 55 beni italiani iscritti alla lista del patrimonio materiale dell’umanità che si trova all’interno del Comune di Tivoli. Pur nel rispetto dell’autonomia istituzionale dell’organo – in questo caso il commissario ad acta Angelo Borrelli, nominato dal tribunale amministrativo del Lazio, e attualmente capo del dipartimento della Protezione civile - che ha la competenza di decidere se rinnovare o meno le autorizzazioni alla Daf (la società proprietaria della cava), l’amministrazione tiburtina rimarca con forza l’esigenza di tutelare un sito che ha una valenza d’interesse mondiale quale Villa Adriana.
«Come amministratore pubblico sono pienamente consapevole che una situazione dei rifiuti come quella della Capitale sia estremamente difficoltosa e complessa da affrontare e risolvere», spiega il sindaco Proietti. «Ma, pur con un atteggiamento di comprensione delle preoccupazioni della sindaca di Roma devo, però, sottolineare con risolutezza che le strade da percorrere per risolvere la grande questione dei rifiuti romani devono essere altre. Soprattutto, non si può andare a smaltire i propri rifiuti a pochissima distanza da un sito patrimonio dell’umanità, Villa Adriana, che è uno dei due beni tiburtini iscritti nella lista dell’Unesco. E questo vale non soltanto per il conferimento degli inerti provenienti dai lavori per realizzare la metro B1 a Roma, ma anche per quello delle macerie dei crolli e delle demolizioni nei Comuni, purtroppo, colpiti dal sisma del 2016, tra cui Amatrice e Accumoli. Scegliere o avallare l’idea di conferire i rifiuti – di qualsiasi natura siano – affianco a un sito patrimonio di tutto il mondo e soggetto alla tutela dell’Unesco (braccio operativo delle Nazioni unite), è culturalmente un principio non condivisibile nella maniera più assoluta. È, invece, dovere degli amministratori a tutti i livelli, tutelare in ogni modo questi siti, opere dell’ingegno umano che arricchiscono da nord a sud il nostro Belpaese».
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