di Claudia Crocchianti - L’insegnante di scuola primaria di Guidonia, Marianna Scibetta, parla della didattica a distanza di questo periodo di quarantena.
Stiamo vivendo un periodo difficile, che ci sta insegnando molto, non facile soprattutto per i più piccoli. Da un'insegnante come si può spiegare questa situazione a loro e come fargliela vivere al meglio?
“All'inizio quando arrivavano le notizie di questa epidemia di COVID19 (solo successivamente definita pandemia) sembrava qualcosa di estremamente lontano da noi, anche se dai Tg l'eco delle informazioni destava una remota preoccupazione tanto che a scuola le raccomandazioni sul lavaggio delle mani prima della merenda o della mensa erano diventate più incisive. Il periodo è, ed è stato veramente difficile e in questi oltre 40 giorni, da quando si è interrotta la scuola, si è imparato molto e in poco tempo e certo non solo i bambini hanno dovuto imparare, ma anche noi adulti. Giorno 4 marzo sono stata a scuola fino alle 16 come per il mio normale orario di servizio del mercoledì, con una delle mie quinte a tempo pieno. I bambini oggi sono informati sulle notizie o perlomeno captano qua e là notizie dai Tg o attraverso i discorsi degli adulti, quindi loro già avevano sentito che c'era la possibilità che venissero chiuse le scuole visto l'espandersi delle zone rosse e il continuo rimbalzare delle voci esterne. Perciò quando ho detto loro di ritirare tutti i libri da sotto il banco sono arrivati immediatamente alla conclusione, anche perché era la nostra normalità equilibrare il peso dello zaino e dire loro di portarsi a casa solo i testi necessari per i compiti assegnati. I bambini si fidano dell'adulto sia di un familiare sia di un' insegnante quindi va sempre dato modo di esprimere le loro domande, ascoltare cosa ci chiedono in merito a quello che accade intorno, spiegando loro in maniera chiara e semplice cosa accade. E' un diritto dei bambini sapere ed essere informati sulla realtà, naturalmente senza generare ansia e senza creare allarmismi, anzi fornendo loro la possibilità di capire che esistono delle fonti ufficiali e serie per informarsi e dei meccanismi da mettere in atto per non incorrere in problemi: per esempio lavarsi benissimo le mani e spesso, starnutire nella piega del gomito, cercare di rimanere a debita distanza, ecc. Questo i bambini lo comprendono benissimo e per fortuna abbiamo mille modi per veicolare queste prassi utilizzando il gioco in tutte le sue forme e cercando di stimolare la loro creatività per comunicare il loro pensiero attraverso il disegno, il canto, la comunicazione verbale e attraverso tutti i possibili linguaggi verbali e non. Soprattutto bisogna rassicurarli e prestare tutta la nostra attenzione ai loro bisogni. Un grande psico-pedagista cognitivista, Jerome Bruner, scomparso nel 2016, sosteneva che tutto può essere spiegato ad un bambino, anche la difficile teoria di uno scienziato trovando le parole più adeguate e i giusti modi. Il discorso diventa più delicato anche se non impossibile con i bambini autistici o diversamente abili e lì che si deve investire tutta la capacità di coinvolgere la sfera emotiva , comportamentale ed affettiva per farsi mediatori di conoscenze e di nuove risposte, mediatori essenziali tra abitudini ormai stabili e nuovi schemi di comportamento i quali, se non sono offerti e mediati con il più attento concatenamento di adeguati step e aiuti graduali possono generare problemi”.
La didattica a distanza ormai è fondamentale, come l'hai organizzata e come rispondono i tuoi e le tue alunne che sono piccoli e piccole?
“La Didattica come scienza si basa sui processi di ricerca/azione, sull'uso di strumenti sempre nuovi e adatti alla realizzazione di un percorso formativo che incide sullo sviluppo della persona oltre che sull'apprendimento, quindi noi insegnanti siamo in un certo senso abituati alla flessibilità e alla programmazione. Non può che essere così, poiché la Scuola è una istituzione che deve permettere la costruzione di una alfabetizzazione capace di leggere criticamente la realtà e di Imparare ad imparare, quindi consegnare il patrimonio culturale e preparare al futuro. La scuola, in un certo senso, è il primo avamposto in cui si verificano le innovazioni sociali e le nuove esperienze didattiche attraverso strumenti , metodologie che aiutano i bambini ad esperire, a vivere nella realtà e a portare in classe la meta-cognizione delle loro esperienze, la riflessione che fuori non avverrebbe in maniera ordinata e finalizzata. L'uso del registro elettronico nella nostra scuola, ma anche la tecnologia e gli strumenti usati per l'insegnamento si sono rivelati utilissimi proprio in questa situazione di estrema emergenza. Diciamo che nel nostro istituto eravamo abituati al loro uso, grazie all'efficace lavoro di una commissione di colleghe competenti per l'informatica. La doccia fredda è stato comprendere che non sarebbe stato solo un periodo di quindici giorni, bensì un periodo lungo e non definito, ecco, in quell'istante a noi insegnanti, e credo di poter parlare anche per i miei colleghi, ci è mancato il terreno sotto i piedi. Questa sensazione improvvisa di mancanza dei bambini e di non presenza ha messo in moto immediatamente quello che in psicologia permette di ‘trasformare i vincoli in opportunità’. Organizzare e realizzare la didattica a distanza è un po' una cosa ‘contro natura’ alla scuola primaria in quanto il rapporto insegnante/alunni è un rapporto che investe nella totalità le persone, che richiede coinvolgimento fisico ed emotivo oltre che di attenzione e di concentrazione. Il primo immediato pensiero è stato non perdere il contatto con i bambini delle proprie classi, farci presenti, far sentire loro che eravamo presenti ed in questo ci hanno aiutato i loro genitori, le loro famiglie. I messaggi, i video, i vocali hanno permesso non solo di far arrivare la nostra presenza virtuale anche attraverso un ‘Padlet’ (che le colleghe più esperte hanno creato), ma soprattutto di aprire delle formidabili finestre virtuali in cui abbiamo potuto comprendere che i bambini, in una dimensione completamente diversa da come siamo abituati a vederli noi maestri a scuola, tra i banchi, nei laboratori e alle prese con le unità di apprendimento e le esperienze scolastiche, esprimono le loro capacità artistiche, musicali, di danza, di cucina, di gioco, di creatività a casa e li abbiamo ‘visti’, forse per la prima volta. Davvero capaci di trasmettere messaggi positivi , capaci di osservare le regole, capaci di investire il tempo in modo costruttivo al di fuori del contesto scolastico”.
Come ti stai trovando con questo nuovo metodo e come lo hai affrontato?
“Se guardo all'emergenza penso di essermi rimboccata ancora una volta le maniche e di aver affrontato la situazione gestendo l'ansia e mettendo in campo ciò che un'insegnante con una certa esperienza è in grado di tirar fuori dal suo bagaglio professionale e personale. Io poi, dopo ventuno anni di insegnamento di ruolo nelle graduatorie del sostegno e gli ultimi quattro nel Potenziamento con uno splendido progetto di arte e storia dell'arte nella scuola primaria, ho ancora tanto da imparare soprattutto nell'uso delle tecnologie, quale banco di prova migliore (purtroppo!)? La didattica a distanza è impegnativa, richiede un'attenzione diversa perché deve prevedere una programmazione ancora più minuziosa, deve calibrare i tempi, deve basarsi su spiegazioni e feedback virtuali, sembra un ossimoro, ma deve prevedere un'interfaccia e non deve mai perdere di vista il bambino. Soprattutto è l'Inclusione l'aspetto che non si deve mai trascurare anche se richiede maggiore lavoro ed attenzione, infatti penso soprattutto al lavoro delle colleghe e dei colleghi specializzati per il sostegno che coordinano l'attività di Inclusione di tutti gli alunni, alla collaborazione, e al confronto continuo che sosteniamo tra di noi per permettere che nessuno rimanga indietro o addirittura escluso. Si deve tener presente che alla scuola primaria la didattica a distanza prevede la guida di un genitore o di un familiare soprattutto nel convertire la risposta in un elaborato digitale che poi va inviato correttamente e sono certa che questa situazione ha generato non pochi problemi alle famiglie con più di un figlio alle prese con la didattica a distanza, magari in ordini di scuola diversi , con difficoltà nell'uso degli strumenti informatici e sicuramente in un periodo molto precario dove tante e importanti sono le preoccupazioni quotidiane, ma di questo, ovviamente noi insegnanti teniamo conto. La scuola è comunque già un antidoto per non arrendersi, per mettersi alla prova e per mettere in campo tutte le capacità di adattamento per risolvere i problemi e trovare nuove soluzioni. La scuola è il nostro punto di forza”.
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