di Claudia Crocchianti -
In quest’intervista Riccardo Di Mario, conosciuto come Ciccio, ci racconta del suo amore per la musica, per la radio e delle sue passioni.
Cosa ci dici riguardo la tua passione per la radio?
“Vivo con la radio accesa da quando sono nato. Occasionalmente ho trasmesso in radio locali tiburtine e romane e qualche mia selezione mixata è andata su network nazionali. Ora che la Rete e la tecnologia permettono di fare radio in modo indipendente, come ai tempi delle prime radio libere negli anni ‘70, insieme ad altri amici stiamo costruendo qualcosa che ci avvicina molto al nostro ideale radiofonico”.
La tua passione per la musica quando nasce?
“Nasce insieme a me, non ho ricordi slegati dalla musica, ho sempre cercato i suoni e gli oggetti che li riproducevano che fossero dischi o strumenti musicali, ripeto, ho sempre ascoltato la radio in modo 'curioso' andando poi a comprare (con i soldi di mia madre quando non ne avevo) quello che sentivo e mi piaceva. Io sono nato nella prima metà dei ’70 quindi ho vissuto la nascita della figura del DJ quindi, un po’ perché ero quello che aveva più dischi, un po’ perché mi piaceva, ho iniziato a occuparmi della musica alle feste degli amici”.
Il rapporto coi tuoi colleghi?
“Conosco solo quelli che stimo e rispetto con cui a volte, negli anni, ho creato delle profonde amicizie extra lavorative”.
Un aneddoto legato a Tivoli?
“1990 Danimarca, conosco una ragazza che mi chiede di dove sono, io le rispondo: 'Tivoli, conosci?'. Lei: 'Wow! E com’è vivere in un luna park?'”.
Uno o più ricordi legati a questa città?
“Le giostre alle fontane, a piazzale Matteotti o al cimitero, il liceo scientifico 'prefabbricato' alla mutua con il campo da tennis in asfalto, il basket a piazza Garibaldi, il salto in lungo alla Maramotti e, soprattutto, il Centro del Disco, Fantasy e Attilia, dove passavo i pomeriggi a scoprire musica e a studiare le copertine dei dischi più assurdi”.
Musica sicuramente, e altre tue passioni?
“Viaggiare in treno e in macchina, dare da mangiare e da bere ai miei amici, leggere (più saggi che romanzi) andare al cinema, lo sci, il pugilato, lavorare in campagna, la politica e, da quasi un anno, giocare con mio figlio Elio”.
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