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Castel Madama: Marco Trasciani presenta il suo libro sulla resistenza

Tivoli Guidonia City


di Claudia Crocchianti


Marco Trasciani presenterà il suo libro “Una resistenza popolare. Storia di Bandiera rossa a Roma” sabato 18 gennaio alle 17.30 a Castel madama presso la sala degli Archi del Castello Orsini. In quest’intervista lo scrittore si racconta.

 

Come è nata l'idea di scrivere questo libro?

Le motivazioni principali sono state: da un lato restituire al Movimento Comunista d'Italia l'importanza del ruolo svolto nella resistenza, soprattutto romana, testimoniato dall'alto numero di caduti, 156 di cui più di 50 nel massacro ardeatino, ma privo di attenzione storiografica, a eccezione dello straordinario pionieristico lavoro di Silverio Corvisieri, datato 1967, che però risentiva di alcuni limiti evidenti relativi principalmente alla mancata indicazione delle fonti utilizzate. Dall'altro evidenziare il carattere prepolitico, largamente spontaneo, della partecipazione popolare alla resistenza romana, quella che ebbe luogo nelle sterminate periferie e che seppe recuperare l'eredità indocile e ribelle, repubblicana, anarchica, socialista e comunista della Roma sovversiva. E per questa via riconoscere alla città, a quel blocco che seppe costruire tra intellettuali e popolo, che pagò con il sangue dei suoi giovani, dei suoi operai e studenti, artigiani e fornaciari, il moto di riscattò che l'animò, il merito che le spetta.

 

In questo libro si parla di antifascismo, oggi purtroppo è tornato in auge il fascismo con episodi di cronaca quotidiana, perché tutto questo? 

 Io credo che il fascismo non sia mai scomparso dalla società italiana e abbia a che fare con il ventre molle dell'Italia, quel ceto medio egoista, non solidale, grettamente ancorato al suo individualismo possessivo, timoroso del nuovo e dell'alterità culturale, che sempre ha cercato di farsi senso comune, scontrandosi, nella storia repubblicana, con valide barriere, culturali e politiche, che però con il tempo hanno ceduto. C'è poi un tema di continuità degli apparati dello stato, dal fascismo alla democrazia, mi riferisco ai vertici militari, agli organi di polizia, ai servizi segreti, che non solo nella difettosa epurazione post-guerra, ma soprattutto nel clima della guerra fredda, hanno trovato il modo di esercitare un freno al pieno dispiegamento dei valori costituzionali. Oggi, in un momento di crisi dello spirito pubblico, di difficile transizione sociale e politica, nello smarrimento generale, i nodi irrisolti del paese riemergono prepotentemente e il fascismo, non quello storico dello squadrismo, anche se come lei ricorda non mancano gli episodi di violenza, ma quello post-moderno della tendenza autoritaria per governare la complessità sociale, cerca di affermarsi in vari modi.

 

La bandiera rossa non è un simbolo, ma il racconto di una storia importante, come si potrebbe oggi ribellarsi al non rispetto dei diritti?

La   lotta per l'affermazione dei diritti, siano essi sociali o politici, è una lotta che ha attraversato le società occidentali, ha permesso l'affermazione di una idea di democrazia progressiva, oggi purtroppo messa in discussione. Questi percorsi sociali, che si basano sul riconoscimento generale di aspirazioni e bisogni di parti della società, richiedono l'accettazione e la pratica del conflitto, come connaturate ai sistemi democratici. Senza conflitto, non vi è sviluppo e vita. Partendo dalla propria condizione di vita è necessario prendere parola su di essa e costruire momenti collettivi di mobilitazione. lo sfruttamento del lavoro, la distruzione dell'ambiente, la guerra, la pervasività delle tecnologie, non sono fenomeni naturali. Sono legati a scelte umane e che da scelte umane possono essere messi in discussione.

 

Quando nasce la sua passione per la scrittura?

 La passione per la scrittura ha accompagnato la mia vita, dai giornalini studenteschi alle riviste dell'età adulta, ai libri. Un bisogno di espressione, ma anche di connessione, di costruzione di un legame con le persone a cui mi rivolgo. E aggiungo il desiderio di recuperare uno sguardo più distaccato sui fatti. Che non significa privo di passione, che ritengo sia la cifra di quello che scrivo, ma capace di andare oltre il coinvolgimento emotivo, che rischia di inghiottirci, per conseguire una consapevolezza.

 

 Il messaggio che vuole dare alle nuove generazioni che stanno vivendo in un periodo non facile?

Pensate con la vostra testa! Usate le vostre capacità critiche! Esponetevi nell'esprimere i vostri giudizi. Uscite da quell'angolo in cui vi vogliono incerti e dubbiosi e trovate il coraggio di essere protagonisti della vostra vita. Parafrasando il grande drammaturgo tedesco Bertolt Brecht, tutto quello che succede non trovatelo naturale. Di nulla sia detto: è naturale!!! e soprattutto uscite dalla solitudine. Siamo essere relazionali, costituiti dalle nostre relazioni. Senza di esse non siamo!! Dispiegate la potenza dell'agire collettivo e vivete con gioia l'idea di contribuire a costruire il mondo che siete chiamati a vivere

 

Qualcosa sulla presentazione a Castel Madama ?

 Innanzitutto ringrazio Marco Brocchieri, un valido studioso, che l'ha voluta insieme alle associazioni Cammino della Liberazione della Valle dell'Aniene, Circol@perto, Federtrek e il Comune di Castel Madama che l'ha patrocinata. Credo che momenti come questo siano necessari, perché c'è stata una resistenza in tutto il Lazio, una resistenza molto importante che non può essere trascurata e che anzi, se adeguatamente studiata, come ad esempio fa Marco Brocchieri, può fornire nuovi interessanti elementi di interpretazione della storia della regione

 

C'è bisogno di una nuova resistenza oggi?

 C’è sicuramente bisogno di riaffermare i valori della resistenza, valori di tolleranza, di solidarietà sociale, di accoglienza, di rispetto della diversità e di tutte le culture, di pace tra i popoli, di partecipazione democratica, contro la violenza, la guerra, lo sfruttamento dell'uomo e quello insensato e distruttivo dell'ambiente.

 

 

 

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