di Claudia Crocchianti - I ristoranti sono tra le attività più penalizzate dall’ultimo decreto firmato dal Premier Conte. L’apertura al pubblico rimandata al 1 giugno ha creato ulteriore sconcerto nel settore, dopo quasi due mesi di fermo e di mancati incassi che, solo in pochissimi casi, sono stati “compensati” (per modo di dire) dal contributo di 600 euro. Quando riapriranno, i ristoranti dovranno fare i conti con una serie di disposizioni che di fatto vedrebbe ridursi notevolmente il numero dei coperti, a causa del distanziamento dei tavoli e del fatto che non potranno essere composte tavolate con tante persone. Si profila una situazione che nuocerà alle finanze dei titolari e tanti di essi si domandano se vale la pena riaprire.
Nel frattempo, l’ultimo decreto apre alla possibilità del take away, ovvero l’asporto. Un palliativo che di fatto non aiuterà un settore in grosse difficoltà. Per qualcuno potrebbe essere però una piccola boccata d’ossigeno. Per la serie: meglio di niente.
Nel dare voce ai vari operatori commerciali che risentono particolarmente di questo lockdown, abbiamo sentito Marco Betti, co-titolare insieme a Pietro, del ristorante Totarello di Villanova di Guidonia.
In vista della riapertura del 1 giugno, come vi state organizzando per il distanziamento dei tavoli e le altre misure?
“Prima della chiusura dell’11 marzo avevamo già distanziato i tavoli, messo a disposizione il gel disinfettante; i camerieri e tutto il personale in cucina avevano mascherine e guanti, ma per due giorni soltanto lo abbiamo potuto fare e i clienti ci guardavano come ‘alieni’. Il 1 giugno adotteremo lo stesso protocollo. Il servizio a domicilio è stato difficile e lentamente è partito… le persone rimanendo a casa cucinano non avendo altro da fare e difficilmente ordinano”.
Il 4 maggio potete iniziare con il servizio take away; come vi organizzerete e dal punto di vista economico come sta andando la consegna a domicilio?
“Il 4 maggio potremmo iniziare a fare take away, un servizio che il nostro ristorante ha sempre fatto. Spero riparta bene. Detto questo siamo molto avviliti, siamo stati fermi nel periodo di maggior affluenza diminuendo il fatturato del 90% rispetto allo stesso periodo del 2019. Viviamo di incassi, altrimenti non avrebbe senso lavorare. Il Governo, dopo il 31 gennaio, data accertata per decreto dell’emergenza sanitaria, non ha provveduto né a dare mascherine gel e guanti, né a fare tamponi a tappeto... uniche cose da fare per arginare il virus. Invece ha chiuso tutto con conseguenze economiche e sociali devastanti. Ha ragione il presidente Zaia, non si possono chiudere tutte le strade per paura degli incidenti! Quest’anno il nostro ristorante avrebbe festeggiato 90 anni di attività”.
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