Dopo il lungo periodo di chiusura e di lontananza dal pubblico dovuto all’esigenza di rispettare tutte le prescrizioni necessarie per arginare la diffusione del Sars-Cov-2, riapre il Museo della città di Tivoli. A partire da mercoledì 16 giugno il museo di via della Carità finalmente tornerà a essere visitabile, con la straordinaria occasione della mostra “Le grandi ville romane del territorio tiburtino”, alla quale l’amministrazione comunale ha lavorato a lungo insieme alla consigliera del sindaco per i musei civici Maria Antonietta Tomei, curatrice della mostra, con la collaborazione dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa D’Este, della Soprintendenza per l’Archeologia, le Belle arti e il Paesaggio per l’area metropolitana di Roma e della Provincia di Viterbo.
La mostra sarà visitabile sino alla fine dell’anno (salvo eventuali proroghe), nei seguenti orari:
- dal martedì al venerdì, h 15-18;
- sabato e domenica, h 10-18.
Per avere informazioni è possibile chiamare allo 0774 453235, oppure scrivere a: polomusealetivoli@comune.tivoli.rm.it
L’ingresso è libero e non è obbligatorio prenotare; le visite saranno comunque contingentate per mantenere una forma di sicurezza e di prevenzione rispetto al rischio di contagio da Sars-Cov-2.
La mostra sulle Ville romane del territorio tiburtino segue quella sul travertino (il lapis tiburtinus), e riguarda un aspetto molto importante e caratteristico di Tivoli e del suo comprensorio, forse sinora poco trattato e, quindi, anche poco conosciuto: le ville romane.
Essendo quello tiburtino un territorio ricco di acqua, vegetazione e splendidi paesaggi, a pochi passi da Roma, le ville di otium, dove i proprietari potevano rilassarsi e dedicarsi alle loro attività preferite, erano molto diffuse. Molti personaggi illustri della storia romana possedevano sin dal I secolo a.C. ville lussuose, come segnalano i testi latini. Tra loro, per citarne alcuni: Bruto, Cassio, Orazio, Catullo, Properzio, Quintilio Varo, Mecenate. La mostra illustra anche tre percorsi pedonali (e ciclabili), molto rilevanti dal punto di vista paesaggistico e ambientale e amati dai tiburtini, che l’Amministrazione ha in programma di valorizzare e di dotare di pannellistica: il percorso Piranesi; la via di Pomata; il percorso San Marco, lungo i quali è possibile imbattersi nei resti archeologici di alcune delle più importanti ville romane. Partendo da villa d’Este, e attraversando in parte la città, dopo una suggestiva passeggiata che permette di ammirare monumenti antichi e splendidi panorami, si arriva a Villa Adriana, di cui si festeggiano i 20 anni di iscrizione al patrimonio Unesco.
«Con la riapertura del Museo della città torniamo a vivere e respirare la cultura che in questi mesi non abbiamo potuto vivere appieno, a causa della pandemia da Covid-19», dice il sindaco Giuseppe Proietti. «E sarà possibile a partire da una mostra davvero importante, dedicata alle ville romane del territorio tiburtino, tra cui alcune sono ancora da scavare e indagare: realizzazioni antichissime in grado ancora oggi di suggerire un ricordo del loro originario splendore di opere edificate soprattutto tra la fine dell’età repubblicana e l’età augustea. Molti sono i personaggi che hanno reso grande Roma e preferirono Tivoli come sede per le loro residenze. Tra le ville spicca Villa Adriana, voluta dall’imperatore Adriano per ricostruire a Tivoli i monumenti più significativi che lo avevano affascinato nei suoi viaggi nell’Impero. Ringrazio tutti coloro che hanno preso parte all’allestimento di questa mostra: ci sono opere d’arte, sculture soprattutto, date in prestito dalla Soprintendenza e dall’Istituto Villa Adriana e Villa d’Este; ci sono immagini che testimoniano del grande interesse che in tutto il mondo, ma soprattutto nell’Europa dei decenni del Gran Tour avevano attirato qui visitatori rimasti affascinati dalle presenze che oggi è possibile visitare attraverso questa mostra. Non solo: il 2020 è stato l’anno del terzo centenario della nascita di Giovanni Battista Piranesi, artista particolarmente legato a Tivoli, e il Museo della città ha esposto, per celebrarne la grandezza, 28 litografie messe a disposizione dalla “Galleria 90” di Tivoli. Con l’occasione si propone anche un “Percorso piranesiano” a tappe nel territorio tiburtino. Invito i tiburtini e i turisti che incominciano a riscoprire il sapore del viaggio dopo le chiusure, a venire a godere di questo “bel sapere”, aiutando così anche la ripresa del settore della cultura particolarmente colpito e rimettendo anche in moto corpo e spirito con le passeggiate paesaggistiche e culturali nel nostro ricchissimo territorio. Questo è anche il ventesimo anno dall’iscrizione di Villa Adriana nei siti Unesco: un motivo in più per visitarne le bellezze».
«Le grandi ville di età romana del territorio tiburtino, alle quali è dedicata la mostra nel Museo della città, si collocano principalmente sulle pendici collinari aperte verso la campagna romana, in particolare quelle di Colle Ripoli e di Monte Sant’Angelo in Arcese», spiega Tomei: «L’antica Tibur era infatti apprezzata soprattutto per la sua splendida posizione collinare, oltre che per la particolarità delle sue caratteristiche orografiche e naturali e per la ricchezza delle acque. Come noto, il territorio tiburtino e in particolare la zona, qui considerata, della via di Pomata e del limitrofo percorso San Marco, era attraversata da ben quattro degli acquedotti che rifornivano Roma; anche a Tivoli l’abbondanza di acqua favorì l’addensarsi delle ville, che appartenevano quasi esclusivamente alla ricca aristocrazia senatoria romana, lungo i loro tracciati. Tivoli era rinomata, come attestano gli autori latini, per la coltivazione della vite e soprattutto dell’ulivo. Come scrive lo studioso tiburtino Franco Sciarretta “Non si può immaginare Tivoli senza gli olivi, che ricoprono gran parte del suo territorio”; i maestosi alberi secolari si mescolano agli imponenti resti delle ville romane sulle pendici collinari e le strade che immettono negli oliveti più importanti spesso coincidono con i percorsi che ci avvicinano ai ruderi. La stretta relazione tra strutture archeologiche e coltivazioni di olivi, tra arte e natura, è un elemento specifico dell’ambiente tiburtino, difficile da ritrovare in altre parti d’Italia. E proprio l’unicità del territorio di Tivoli aumenta il valore e impone la tutela e la valorizzazione dei percorsi di Pomata e di San Marco, che necessitano di essere adeguatamente illustrati in tutti i loro aspetti. È questo il fine che l’amministrazione comunale si propone di realizzare con il suo progetto di riqualificazione in corso».
L’invito a visitare la mostra sulle ville romane nello scenario dei tre piani del museo della città, arriva anche dal Direttore dell’Istituto autonomo Villa Adriana e Villa d’Este, Andrea Bruciati, e da Margherita Eichberg, già Soprintendente per l’Archeologia, le Belle arti e paesaggio per l'area metropolitana di Roma la provincia di Viterbo e l'Etruria meridionale.
«Agli occhi dei visitatori della mostra "Le ville romane nel territorio tiburtino”, alla quale con entusiasmo hanno aderito le Villae, si aprono scorci inediti e poco esplorati. Questo viaggio attraverso la ricchezza e l’articolazione di rappresentazioni paesaggistiche consente di dedurre quale sia l’importanza del contesto tiburtino nella storia dell’arte occidentale, nell'ambito della quale ha raggiunto una precipua e pregnante connotazione iconografica solo nel XVII secolo e sempre in una condizione quasi mercantilistica, non di primogenitura del tema», spiega il direttore Bruciati. «Da questo punto di vista gli affreschi di Villa d’Este possono invece rappresentare una svolta cruciale, un primo e fondamentale antecedente d’interesse, proprio perché al loro interno contengono la sintesi dei due momenti, anticipando le riflessioni sul paesaggio e creando una visione della rovina alternativa a quella archeologica. Si assiste pertanto a una progressiva assimilazione del mondo classico, cui non si rimanda più come citazione iconografica ma che diventa modello ontologico vero e proprio: si tratta di una specifica prospettiva tiburtina nella quale l’immissione nell’immaginario di nuovi canoni formali, dovuti alla scoperta di architetture e opere d’arte, diventa fonte di ridiscussione dei modelli di riferimento. Pinturicchio, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Morto da Feltro, ma soprattutto Raffaello e la sua Scuola troveranno a Villa Adriana gli stimoli per una nuova koiné».
«Il Museo della città ospita un’esposizione che vuol essere un invito a esplorare il suo territorio, seguendo un filo conduttore di grande suggestione: quello delle ville romane e delle loro infrastrutture», sottolinea Eichberg. «Di esse rimangono imponenti vestigia, che “fanno paesaggio” con il verde degli ulivi e della macchia. La mostra, nel riproporre la ricostruzione delle architetture perdute, dedica spazio alle opere che nei secoli sono state cavate tra le loro vestigia, che in questa sede, con la loro ricollocazione virtuale, assumono pieno valore. Un sentito grazie, quindi, agli organizzatori della mostra e agli autori del catalogo. E un “buon lavoro” a quanti, su questa base, innesteranno nuovi contenuti e nuove ed efficaci modalità comunicative».
La mostra è corredata da un catalogo di 343 pagine, con abstracts in inglese, frutto di un importante lavoro di ricerca e di archivio, una base di studio per gli interessati e anche uno spunto per future indagini e approfondimenti; il volume è stato curato da Andrea Bruciati; Margherita Eichberg e Giuseppe Proietti: il coordinamento scientifico è stato di Maria Antonietta Tomei, Zaccaria Mari e Sabrina Pietrobono; il coordinamento editoriale e la bibliografia di Roberto Borgia.
Nelle immagini realizzate dal fotografo Gianluca Filippi, alcuni momenti relativi all’allestimento della mostra e il dettaglio di alcune opere esposte.
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