di Paolo Paolacci -
Si è svolta presso la Casa delle Culture e dell’Arte di Tivoli alla presenza della portavoce Paola Perini, la mostra di Ezio Paluzzi dal titolo “Percorsi interrotti” a cui vogliamo dare risalto per la particolarità ma anche perché realizzata per una raccolta di fondi per la Malar Trust Onlus che opera in India e ci faceva molto piacere segnalarla. Di seguito trovate la chiacchierata con l’artista e la sua dimensione umana.
Ezio descriviti.
“La mia vita è stata finora una serie di 'percorsi interrotti' (come il titolo della mostra ndr) con svariate vicissitudini, molti imprevisti ma parecchie soddisfazioni frequentate da qualche delusione, proprio per dire che non mi sono mai annoiato...”. Perché la mostra “Percorsi interrotti”?
“'Percorsi interrotti' è la continuazione di una mostra svolta quindici anni fa, era fotografica e alternava molti dei testi presenti sulla pubblicazione realizzata nel duemilaventi. La riedizione con l' inserimento degli oggetti in legno è scaturita dalla volontà di finanziare le attività di Malar Trust Onlus”. Quali obiettivi e quali aspettative da questa iniziativa?
“Obiettivi e aspettative sono comuni, far conoscere questa piccola onlus e trovare risorse per realizzare alcuni progetti nei villaggi in periferia a sostegno dei più deboli”. Cos’è l’associazione e come è nata la collaborazione?
“Malar Trust Onlus è una realtà italiana che opera nel Tamil Nadu, regione del sud est dell' India, con progetti dedicati soprattutto a contrastare l' abbandono scolastico, con attività di dopo scuola e finanziando con borse di studio il percorso di formazione culturale fino agli studi universitari, contestualmente alla tutela della salute ed ad una alimentazione sostenibile. La collaborazione è nata dopo un viaggio fatto in India nel 2014 e vedere alcune realtà che avevo visto in qualche documentario, mi hanno dato uno stimolo in più”. Le opere della mostra spaziano ma sembra che ci tengano ad avere i piedi per terra: pensiamo al muratore, al serpente.
“È vero, sono molto tutte 'terrene'”. Cosa trovi nel realizzare le tue opere per lo più in legno? Liberare idee, dare un messaggio, trovare una via d’uscita?
“In primis, il piacere di rigirarmi tra le mani pezzi di vecchio legno e vederli tornare a nuova vita. Trasformare con poche modifiche, una cosa destinata al fuoco di un camino o che stimola la fantasia e che rappresenta un volto o un corpo o un'idea soltanto mia in cui altri vedono ciò che vogliono immaginare. È accaduto durante la mostra, mentre illustravo 'non ignorare', che alcuni visitatori vedessero in quel pezzo di glicine lavorato anche dal filo di ferro e dal tempo, figure che io non avevo trovato. Già questo mi ha ricompensato!”.
Da quanto tempo hai questa attività artistica?
“Non ricordo esattamente, la prima in ordine di tempo è 'piccolo totem' e risale a dieci anni fa, poi in modo alternato ho realizzato le altre fino alle ultime di quest' anno”. Puoi dire qualcosa per invitare a fare una donazione alla onlus?
“La cosa che voglio sottolineare è che nel corso degli anni la destinazione dei fondi raccolti è stata sempre trasparente ed il cento per cento è stato speso con le finalità indicate. Nel nostro piccolo, insieme alla catena di solidarietà che si è creata, abbiamo permesso la realizzazione di due pozzi che hanno garantito agli abitanti di più villaggi di avere acqua corrente, inoltre si è contribuito all’acquisto di derrate alimentari, di tende e coperte. Un piccolo sostegno che per i nativi è un grande aiuto nel quotidiano”.
La cosa che ci ha colpiti nel partecipare alla presentazione della mostra è che l’importo della pubblicazione su suggerimento, l’abbiamo messo direttamente in un vaso trasparente messo lì apposta, senza che altri toccassero i soldi. Ci ha colpiti molto questa chiarezza contributiva e ci tenevamo a sottolinearlo. Complimenti.
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