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Tivoli: Otto lecci da abbattere, ambientalisti in protesta, il Comune si difende

  • Tivoli Guidonia City
  • 22 ore fa
  • Tempo di lettura: 3 min



di Maddalena Carlino


Otto lecci secolari da abbattere e una città divisa tra indignazione e spiegazioni ufficiali. È quanto accaduto in via di Ponte Gregoriano, dove il rumore delle motoseghe ha interrotto la quiete di una mattina tiburtina, dando il via a un acceso dibattito pubblico.

Gli alberi, che da decenni ombreggiavano una delle aree più verdi della città, sono stati rimossi su disposizione del Comune di Tivoli, suscitando la protesta di cittadini e ambientalisti. Alcuni hanno documentato l’abbattimento in diretta sui social, tra grida e commozione.


“Non si può restare in silenzio davanti a uno scempio simile – ha detto con le lacrime agli occhi Luisa Mariotti, una delle promotrici della protesta –. Questi alberi avrebbero dovuto essere curati, non eliminati. E poi, non si interviene in questo modo durante il periodo della nidificazione. Mi appello ai cittadini affinché si uniscano a questa battaglia in difesa del verde pubblico. Chiediamo sia controllata la presenza di nidi e la stabilità delle piante.”

Dal canto suo, l’amministrazione comunale ha fornito chiarimenti alla redazione di Tivoli Guidonia City, mostrando la documentazione tecnica a supporto della decisione.


“Dopo varie segnalazioni di caduta rami – ha spiegato l’Ing. Matteo Neri, Dirigente del settore ambiente del Comune – abbiamo incaricato un agronomo di effettuare una perizia. La relazione del 2019 ha evidenziato gravi problemi strutturali: cavità, fori provocati da insetti xilofagi come i cerambicidi, e danni da potature pregresse. Gli otto esemplari sono stati classificati come da abbattere e sostituire. Inoltre, una relazione della polizia locale del 2024 ha confermato la pericolosità di questi alberi.”

Neri ha aggiunto di aver richiesto, pur non essendo obbligatorio, anche un parere per la sostituzione al Ministero della Cultura, vista la vicinanza con parchi e giardini storici ed ha smentito anche la presenza di aree di nidificazione da proteggere riconosciute ufficialmente sul territorio comunale. L’abbattimento affidato a una ditta tramite bando pubblico, rientra in un piano più ampio da 75mila euro che prevede 250 interventi sul patrimonio arboreo cittadino.


Sulla vicenda è intervenuto anche l’Assessore all’Ambiente, Gianfranco Osimani: “Ogni settimana ci confrontiamo con i tecnici per affrontare le criticità ambientali. In questo caso, le indicazioni erano chiare: si trattava di una questione di sicurezza. Gli alberi verranno sostituiti con nuovi esemplari e precisamente con degli Cercis siliquastrum, più conosciuto come albero di Giuda. Abbiamo a cuore il verde pubblico e intendiamo tutelarlo con interventi responsabili. Per questo diamo anche una tempistica, queste piante verranno messe a dimora tra ottobre 2025 e Marzo 2026, un periodo propizio per questi esemplari.”


Sul tema è intervenuta anche Giorgia Montesano, Property Manager Fai di Villa Gregoriana, area verde storica e vincolata, che da tempo affronta la questione dei lecci malati.

“Nel nostro parco sono presenti 426 lecci, tutti censiti e monitorati dal 2011. Di questi, 145 risultano attaccati da insetti xilofagi che scavano gallerie all’interno del legno, compromettendone stabilità e salute. Dopo anni di monitoraggio, 27 esemplari sono stati classificati come da abbattere” ha spiegato Montesano.


Il processo, ha sottolineato, è gestito con estrema cautela e lentezza: “Essendo il nostro obiettivo la salvaguardia del giardino-monumento, ogni anno interveniamo con potature in climbing, tra fine novembre e inizio febbraio, per prolungare il più possibile la vita degli alberi. Tuttavia, se la situazione peggiora in modo irreversibile, ci consultiamo con l’agronomo e procediamo all’abbattimento solo in casi di reale pericolo, in particolare se l’albero si trova lungo i percorsi o vicino alle aree di sosta.”

Montesano ha infine chiarito che ogni operazione è parte di un progetto già depositato e condiviso con la Soprintendenza, trattandosi di un’area sottoposta a vincolo paesaggistico.

Il caso di Tivoli solleva una questione che tocca da vicino molte città italiane. Interventi di questo tipo vengono vissuti con crescente insofferenza da parte dei cittadini, che chiedono trasparenza, coinvolgimento e maggiore attenzione verso il verde urbano.

In un’epoca in cui la coscienza ambientale è sempre più diffusa, alberi, parchi e spazi naturali non sono più considerati semplici elementi decorativi, ma parte sostanziale dell’identità collettiva di una città.


Perché ogni albero abbattuto, piantato o curato è una scelta che racconta non solo il presente, ma anche il tipo di città che vogliamo costruire per il futuro.









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